Carla Vitale, Anna Maria Stizzo, Anna Paola Rendina, Anna Fusco
Un gruppo di docenti coraggiosi, un hotel senza camere singole e una valigia piena di domande. Così è iniziata l'avventura STREAM più luminosa dell’estate. In un luogo chiamato Lozzo Atestino, tra tinkering, IBSE, pile di Volta e visioni futuriste, abbiamo scoperto che l’energia non è solo una questione di fisica, ma anche di creatività, arte e... spirito di sopravvivenza.
Buona visione. E ricordate: se il led non si accende, non è colpa vostra (forse).
Scoppiare un palloncino: arancia o spiedino?
Con spiedini affilati, matite appuntite e battute ambigue a profusione, abbiamo cercato di infilzare un palloncino senza farlo scoppiare.
Spoiler: ci siamo riusciti (soprattutto grazie a una discreta dose di vaselina e sangue freddo).
Ma la vera sorpresa? Una buccia d’arancia, strizzata con nonchalance, ha fatto più danni di tutti i nostri spiedini messi insieme.
Conclusione didattica: mai sottovalutare la buccia.
Conclusione umana: il Summer Camp è iniziato… col botto! 💥
Gonfiamoci di orgoglio (e di CO2)
Bicarbonato + aceto = palloncino che si gonfia.
“Siamo dei geni!”
Proviamo a spegnere la candela con la CO₂ raccolta…
La candela ci guarda e resta accesa.
Ma l’errore, signori, è il nostro miglior amico (e anche il più divertente).
Anna Maria gonfia gonfia... e parte l'irrigazione
Un palloncino ben gonfiato (grazie Anna Maria ) + una bottiglia con acqua + una cannuccia infilzata =
Effetto fontana e applausi a scena aperta.
E Pascal, da lassù, annuisce soddisfatto.
Dal campo al circuito: ortaggi sotto tensione
Abbiamo deciso di affrontare una sfida che nemmeno MasterChef oserebbe proporre: accendere un LED usando patate e zucchine. E no, non per cucinarlo… ma per illuminarlo.
Riusciranno i nostri eroi ad accendere un LED con patate e zucchine?
Abbiamo preso quattro patate belle cicciotte e due zucchine oneste. Le abbiamo guardate intensamente, chiedendo loro collaborazione. Poi, con delicatezza chirurgica, abbiamo inserito in ciascuna una moneta da 5 cent e una graffetta zincata.
Con grande orgoglio (e dita incastrate), abbiamo collegato gli ortaggi in serie. A quel punto avevamo una catena ortofrutticola piena di energia… potenziale.
Abbiamo preso un piccolo LED, quello che ci guardava come a dire “non ce la farete mai”.
E invece: zac! Il LED si è acceso.
Funziona!!!
L’attività è stata svolta in collaborazione con il gruppo Le bimbe di Orlando: noi avevamo le patate… loro le zucchine
Chi spiega il tutto con dovizia di particolari – e con una passione da divulgatore scientifico in erba – è Orlando, che nel video qui a lato vi guida passo passo tra elettroni e ortaggi … con il piglio di chi già si sente Dirigente nel cuore.
Pila di Volta: ovvero come accendere un LED... con tanta pazienza (e qualche santo invocato)
Sembra facile: qualche dischetto di metallo, un po’ di carta imbevuta e voilà, la pila si accende. E invece no. O meglio: non subito.
Per costruire la nostra pila di Volta ci siamo armati di:
8 monete da 5 centesimi;
8 dischetti di carta;
8 dischetti di alluminio;
soluzione di acqua e sale da cucina;
cavetti e led
Abbiamo impilato con precisione chirurgica strati di rame–carta imbevuta di soluzione salina–alluminio. Abbiamo collegato i morsetti, incrociato le dita e... niente.
Allora abbiamo smontato, rimontato, riprovato. Un’altra volta. E un’altra ancora.
Dopo molteplici tentativi, e un crescendo di frasi tipo “ma funziona solo nelle mani di Sabella*?”, il nostro piccolo LED ha emesso un timido bagliore rosso. Un momento epico, degno della scoperta della corrente alternata.
* Sabella: l’uomo che accende i LED con lo sguardo.
Matematica liquida: strutture, superfici e bolle
C’è chi vede nei solidi geometrici solo formule e angoli, e chi – come noi – ci vede strutture da immergere nel sapone per creare magia.
Armati di cannucce colorate, connettori da costruzione e una discreta quantità di entusiasmo infantile, abbiamo dato vita a cubi, piramidi, tetraedri, strutture curve, tutte pronte per l’immersione... nella bacinella delle meraviglie.
Una volta immersi, i nostri solidi hanno preso vita tra riflessi iridescenti e geometrie perfette, dimostrando che la fisica e la matematica sanno anche essere poetiche... basta aggiungere un po’ di sapone.
Ultima lezione: IBSL e il modello delle 5 E come finale a sorpresa.
Pensavamo fosse finita. E invece… era solo l’inizio.
Durante l’ultima lezione del sabato mattina – quella in cui la concentrazione è ormai un ricordo e la preoccupazione di perdere il treno di ritorno avanza – ci è stato finalmente svelato il mistero:
tutto ciò che abbiamo fatto nei giorni precedenti (esperimenti, LED, ortaggi e bolle) non era altro che... la prima E - Engage - del modello delle 5E
Sgomento? Un po’.
Sorpresa? Anche.
Plot twist degno di Netflix? Decisamente sì.
Ma niente panico:
Il nostro carissimo formatore ci ha lasciato risorse preziosissime per affrontare le altre quattro E (Explore, Explain, Elaborate, Evaluate) sul suo sito:
🌐 sefaccioimparo.it – una miniera di materiali, percorsi e strumenti per continuare a progettare.
E tra le piattaforme suggerite, anche le meravigliose simulazioni di PhET Colorado, con particolare attenzione alle trasformazioni energetiche. Strumenti ideali per portare scienza e interattività in classe senza nemmeno dover soffiare su un LED.
Obiettivo settembre: progettare con metodo
Abbiamo “Engage-ato” con entusiasmo, tra risate, collegamenti improbabili e LED testardi.
Ora non ci resta che Studiare il sito, sperimentare le simulazioni, e progettare un percorso didattico completo con tutte le 5E, adattato ai nostri alunni.
📌 Perché se faccio, imparo. Ma se progetto… illumino il prossimo anno scolastico. E magari anche i colleghi che non seguono le Summer.
Grazie a chi ha reso questa esperienza... illuminante
Un grazie speciale a Mauro Sabella, il nostro formatore-guida, che ci ha condotti con competenza, passione…
e con quell’abilità rara di accendere i LED anche solo con lo sguardo.
Un applauso a Luca Belotti, del Liceo Daniele Crespi, motore instancabile dell’organizzazione:
ci ha supportati… e sopportati, senza mai perdere il sorriso (o quasi).
Grazie di cuore al Dirigente Alfonso D’Ambrosio, che ci ha aperto le porte dell’IC Lozzo Atestino,
regalandoci non solo spazi, ma anche visione e accoglienza.
E infine, grazie a tutti i colleghi e le colleghe con cui, tra esperimenti, ortaggi, risate e discussioni didattiche, si è creata una vera atmosfera di collaborazione, confronto e intesa.
Una di quelle che si portano a casa. E magari anche in classe.