Sviluppare collaborazione e comunicazione.
Applicare creatività e pensiero logico.
Favorire il problem solving in gruppo.
Nessuno può riuscire da solo: serve divisione dei compiti (chi tiene fermo, chi incastra, chi controlla stabilità).
Si impara che l’errore è parte del processo (spesso il ponte crolla almeno una volta prima di riuscire).
La soddisfazione finale è fortissima: da un mucchio di bastoncini nasce una struttura solida!
Attività
1. La Torre di Spaghetti
Materiali: spaghetti crudi, nastro adesivo, spago, marshmallow (uno per squadra).
Come si svolge:
Divisi in piccoli gruppi, i ragazzi hanno un tempo limite (15–20 minuti) per costruire la torre più alta e stabile che regga in cima un marshmallow.
Obiettivo:
Sviluppare collaborazione, comunicazione e capacità di organizzarsi sotto pressione.
Adattamento:
Alla fine ogni squadra presenta la propria torre e spiega brevemente le scelte fatte.
Materiali: Bastoncini di legno (tipo stecche da gelato, listelli o matite), un oggetto per testare il ponte (libro).
Come si svolge:
Divisi in piccoli gruppi, i ragazzi hanno un tempo limite (30–45 minuti) per costruire il ponte che si regga da solo.
Obiettivo:
Sviluppare collaborazione, comunicazione e capacità di organizzarsi tenendo fermi i punti di snodo.
Adattamento:
Alla fine ogni squadra presenta il proprio ponte e spiega brevemente le scelte fatte.
Materiali: nessuno.
Come si svolge:
Tutti i partecipanti si dispongono in cerchio, danno la mano a due persone qualsiasi (non quelle accanto) formando un “nodo umano”. Il compito è sciogliersi senza mai mollare le mani, fino a tornare in un cerchio ordinato.
Obiettivo:
Rafforzare fiducia reciproca, comunicazione non verbale e problem solving.
Adattamento:
Può essere fatto più volte, mescolando i partecipanti per stimolare nuove dinamiche.
Fase 2: INDOOR
Promuovere salute e benessere attraverso attività fisiche, ricreative o formative in ambienti sicuri e controllati.
Favorire la socializzazione e l’inclusione, creando spazi accoglienti per tutte le età e abilità.
Stimolare la crescita personale e professionale con esperienze educative, artistiche o sportive.
Garantire continuità e accessibilità, offrendo attività indipendentemente da condizioni climatiche o esterne.
Offrire un’esperienza di qualità, con spazi curati, personale qualificato e attenzione al dettaglio.
Sostenere la comunità locale, creando opportunità di incontro, apprendimento e collaborazione.
Siete pronti a diventare dei veri esploratori e scienziati per un giorno?
Un'area verde “selvaggia" come la Pineta di Castel Fusano rappresenta un grande ecosistema che ha bisogno di un equilibrio per sopravvivere.
Lavorare insieme con le colture idroponiche per ricreare un ambiente naturale in uno spazio chiuso come l'aula mette in risalto il senso di responsabilità nel prendersi cura di un “essere vivente”, la pianta: misurare, dosare e monitorare, insegna che la vita vegetale, anche quella più semplice, dipende da un equilibrio delicato e dalla nostra attenzione costante.
Questo è un kit "fai da te":
un contenitore chiaro: una vaschetta di plastica;
bottigliette di plastica;
substrato inerte: torba, argilla espansa, ovatta;
soluzione nutritiva liquida per idroponica:Pompa per acquario e pietra porosa: questi elementi servono a ossigenare l'acqua, evitando che le radici marciscano. La pompa spinge aria nel tubo e la pietra porosa la distribuisce in bolle più piccole;
Semi: basilico, fragole, pomodori o menta;
acqua
Accoglienza: un ambiente sicuro e confortevole per tutti.
Professionalità: istruttori, educatori e staff preparati e affidabili.
Inclusione: pari opportunità di partecipazione senza barriere.
Benessere: equilibrio tra corpo, mente e relazioni sociali.
Innovazione: utilizzo di metodi e strumenti moderni per un’esperienza sempre nuova.
Comunità: rafforzare legami e senso di appartenenza.
Sostenibilità: gestione responsabile delle risorse e attenzione all’impatto ambientale anche indoor.
Fase 3: OUTDOOR
Promuovere il benessere fisico e mentale attraverso il contatto con la natura e l’attività all’aria aperta.
Favorire la conoscenza e il rispetto dell’ambiente naturale, incoraggiando pratiche sostenibili.
Stimolare la crescita personale grazie a sfide, esperienze immersive e percorsi di autoscoperta.
Rafforzare i legami sociali e il lavoro di squadra tramite attività condivise ed esperienziali.
Offrire esperienze uniche e memorabili, che uniscano avventura, sicurezza e divertimento.
Educare alla consapevolezza del territorio, valorizzando cultura, paesaggi e tradizioni locali.
Noi viviamo in zona Infernetto attigua ad un'area verde molto estesa la pineta di Castel Fusano, ricca di esemplari della macchia mediterranea e molti pini
La Pineta di Castel Fusano non è una foresta spontanea. Sebbene il pino fosse già presente nella zona in epoca romana, le attuali pinete litoranee del litorale romano, inclusa quella di Castel Fusano, sono in gran parte il risultato di piani di rimboschimento avviati a partire dal XVIII secolo, principalmente dai Sacchetti, i proprietari dell'epoca. Il motivo era duplice:
Economico: i pini domestici (Pinus pinea) venivano piantati per la produzione di pinoli, un prodotto di valore.
Ambientale: servivano a consolidare le dune di sabbia, contrastando l'erosione costiera e bonificando le zone paludose.
La pineta di Castel Fusano
Ieri:
Nel corso del XIX secolo, la famiglia Sacchetti, diede il via al rimboschimento di Castel Fusano, piantando pini per riqualificare la tenuta e il paesaggio.
Successivamente, i Chigi, nel 1888, acquistarono la proprietà e avviarono le prime opere di bonifica ad opera dei ravennati chiamati per prosciugare le paludi e combattere la malaria.
Infine, il regime fascista completò le bonifiche, rendendo la pineta salubre e gestibile, consolidando così il lavoro iniziato dai Chigi.
Inaugurazione nel 1933 https://youtu.be/ssiegslmNXU?si=y_BW-BGpxxyFDHD5
Oggi: pini malati a causa della cocciniglia tartaruga.
Protocollo Campidoglio https://youtu.be/vgkh4takbxU?si=-2uhWz-6EjCirxvQ
Domani: il leccio festeggerà
Rispetto per la natura: tutelare l’ambiente e lasciare un impatto positivo o nullo.
Sicurezza: garantire un’esperienza protetta attraverso professionalità e responsabilità.
Inclusione: attività accessibili e adatte a diversi livelli di abilità ed età.
Autenticità: vivere esperienze genuine e radicate nel territorio.
Collaborazione: costruire fiducia, solidarietà e spirito di squadra.
Passione: trasmettere entusiasmo per l’outdoor e l’avventura.
Sostenibilità: ridurre l’impronta ecologica e sensibilizzare i partecipanti.
Il gruppo si è incontrato al punto di ingresso della pineta sul lato mare. Lì ci attendeva la guida del CEA, Simone Ceccobelli, che sin dall’inizio ha portato la nostra attenzione sulle tracce storiche più recenti (periodo fascista) visibili all’ingresso del parco.
Subito dopo ci ha portato ad osservare i pini centenari sul viale, introducendo la problematica della diffusione delle specie alloctone e del loro effetto sull’ambiente, su cui si è poi più volte soffermato in seguito. Queste due tematiche sono state le linee guida di tutto il percorso, che ci ha condotto fino al Canale dei Pescatori, dove abbiamo effettuato un prelievo per analizzare le acque e gli esseri viventi sulla riva. L’esperienza si è conclusa con un momento di silenzio e ascolto dei suoni della pineta.
In particolare, ci ha colpito l’osservazione delle tracce dei numerosi animali della pineta, dai nidi dei picchi e i fori della loro azione sui tronchi, agli escrementi lasciati dai diversi mammiferi presenti. Interessanti le numerose scoperte riguardanti la vita e l’interazione delle specie vegetali del bosco. Le spiegazioni sono state arricchite da reperti che la guida aveva con sé, come la pelle di un serpente, la parte di un tronco scavato da una coppia di picchi e un cranio di un cinghiale, che hanno suscitato grande interesse.
escrementi di cinghiale a ridosso del sottobosco
escrementi di volpe nel mezzo del viale con semi di Ginepro coccolone e G. Fenicio
pelle del serpente cervone
Nel grande ecosistema della Macchia Mediterranea, non tutte le piante vivono semplicemente una accanto all'altra. A volte, formano delle vere e proprie "alleanze" o piccole comunità vegetali, dove ognuna offre un vantaggio alle altre.
Ecco come Stracciabrache, Pungitopo e Rubia peregrina lavorano insieme, formando una squadra perfetta.
La difesa comune (Pungitopo e Stracciabrache): Il Pungitopo, con le sue foglie aguzze, crea una difesa naturale a livello del terreno. Nessun animale si avventurerà a calpestarlo per raggiungere le piante vicine. Stracciabrache, invece, crea una barriera spinosa più alta, con le sue liane irte di spine. Insieme, formano una "doppia barriera" che protegge le loro radici e i loro rami dalle incursioni degli animali erbivori.
Il sostegno reciproco (Rubia e Stracciabrache): Sia la Rubia peregrina che la Stracciabrache sono piante rampicanti. Non avendo un tronco forte, hanno bisogno di un sostegno per arrampicarsi verso la luce del sole. Si utilizzano a vicenda, aggrappandosi alle loro stesse liane e a quelle del Pungitopo, creando un intreccio intricato. Questo groviglio non solo le aiuta a crescere, ma forma anche un riparo perfetto per piccoli uccelli e insetti.
La conservazione dell'umidità: Il folto intreccio di rami e foglie che creano insieme funziona come una sorta di ombrellone naturale sul suolo. Questo protegge il terreno dal sole diretto, riducendo l'evaporazione e aiutando a mantenere l'umidità nel terreno, una risorsa preziosa specialmente durante le calde estati romane.
Nella mappa emozionale la fase iniziale è rappresentata con un cerchio a spirale arancione e gialla che indica l’apertura e la curiosità verso l’esperienza. Poi prosegue con un tracciato blu e giallo che esprime la calma e la lentezza del percorso vissuto nell’esplorazione con il gruppo.
Sulla mappa sono rappresentati i sensi, in particolare la vista, con il disegno degli occhi. I tratti in rosa esprimono l’entusiasmo, la gioia e il senso dell’esperienza vissuta.